1680:
Il Vescovo Bonadies concede ai fittavoli del quartiere
delle Giarre 10 tumuli di terra per la costruzione di
una cappella annessa al palazzo del feudatario che
sorgeva ove oggi si trova la piazza del Duomo. Realizzata grazie alle oblazioni dei
fedeli, come testimoniato dall'iscrizione posta
sull'architrave della porta d'ingresso “Obulus populi
construxit me”, viene dedicata al culto di S.Agata.
Il primo rettore è don Erasmo Sciacca.
♦
Il Tribunale del Real Patrimonio delibera una nuova
revoca delle concessioni operate dai vescovi catanesi
sulle terre del feudo di Mascali; il Vescovo Bonadies si
appella, allora, al Supremo Consiglio d'Italia, organo
giuridico del re di Spagna per le province italiane,
chiedendo una regia ispezione di controllo sull'operato
della curia. La visita sarà effettuata dal Vescovo di
Siracusa monsignor Fortezza che affermerà, nella sua
relazione, che il Vescovo di Catania è "dominus
temporalis absolutus" delle sue terre delle quali
può disporre senza l'assenso regio.
1681:
Secondo la relazione della deputazione del Regno, la
Contea è abitata da 998 persone.
1682:
Una eruzione dell'Etna si arresta a poca distanza da
Macchia. Placido Spadafora, nella sua nomenclatura dei
luoghi siciliani, definisce Mascali “castello piccolo
e pianura in Sicilia”.
1686:
Il Vescovo di Siracusa conclude la visita regia della
Contea promulgando un bando con il quale vieta ulteriori
concessioni enfiteutiche; tuttavia i vescovi di Catania
continueranno ugualmente a concedere le terre di Mascali,
specialmente dopo il terremoto del 1693 e l'eruzione del
1699, giacché la mensa vescovile avrà bisogno di nuove
entrate per la ricostruzione.
♦
Il 24 maggio, alle 10 della sera, inizia una nuova
eruzione dell’Etna; il magma, dopo aver distrutto
diversi ettari di coltivazioni, “arresta la sua corsa
in una ampia valle vicino al castello di Mascali” (Encyclopaedia
Britannica).
1687:
La carestia che colpisce diverse nazioni europee miete
delle vittime anche nei borghi di Mascali.
♦
Il napoletano Francesco Antonio Carafa è il nuovo
Vescovo di Catania.
1689:
Un terremoto colpisce Macchia. Il 14 marzo, da una nuova
bocca eruttiva sotto la valle del Bove, fuoriesce una
colata che lambisce Fondo Macchia; Giuseppe Recupero
racconta che "Non era ancora scorso un anno quando
sull'hore 18 del giorno 14 marzo dell'anno 1689 il Monte
aprì una voragine due miglia sotto la sua antica bocca
nell'istessa contrada del Bue; e le fiamme da quella
uscite tirarono verso Mascali per lo spazio di circa 10
miglia, disertando tenute, vigne con parte dei boschi di
Catania e di Mascali; e maggiori sarebbero stati li
danni, se non che arrivate in quella contrada del Bosco
di Mascali, che dicono la Macchia, un gran vallone fè
argine al torrente infocato".
1690 circa:
Viene costruita la chiesa di S.Matteo lungo la via
consolare nei pressi di Giarre.
♦
Il vescovo-conte introduce il contratto di gabella, una
locazione triennale dell'intero fondo ad un solo
fittavolo dietro corresponsione di un canone anticipato:
il nuovo strumento giuridico ha lo scopo di evitare le
difficili operazioni del calcolo e della riscossione
delle singole decime.
1693:
Andrea Riggio è il nuovo vescovo-conte di Mascali,
rimarrà in carica sino al 1717.
♦
Il violento terremoto (XI Mercalli), che l'11 gennaio
colpisce il Val di Noto, danneggia seriamente anche
Mascali dove, sui 1300 abitanti, si contano 15 morti
mentre le abitazioni distrutte sono 125. Contrariamente
a quanto accade in altre città, quali Catania, dove i
morti sono 16.000, o Acireale e Trecastagni, dove sono
oltre 1.000, le cronache dell'evento (Boccone, Auria e
altri) testimoniano come il casale abbia avuto poche
vittime perché, al momento della scossa più forte, la
popolazione era impegnata in una processione religiosa:
“Mascali rovinò tutta, né vi morirono, se non pochi,
ritrovandosi fuor l’habitato quasi tutti conducendo
processionalmente le reliquie di S.Leonardo, lor
protettore”. Il bilancio dei danni materiali è,
comunque, elevatissimo: “Di Mascali rovinarono due
terze parti” (Auria) e “l’anime in tempo del
terremoto n. 1300, e n.300 case. Sono rimaste
danneggiate 140, senza danno n.35, il rimanente tutta
dissolata” (Boccone) e ancora: “Mascali, città
vicina al Mongibello, d’anime 1300, distrutta in due
terze parti delle fabbriche, conta la perdita di solo
quindici persone” (Juan de San Bernardo). Alcune
cronache riferiscono anche di un’onda sismica
rovesciatasi sul litorale: “nella spiaggia di Mascari
l’inondazione del riflusso delle acque nell’atto del
terremoto della Domenica s’inoltrò fino ad un miglio
dentro terra” (Boccone).
♦
L'evento sismico determina lo spostamento più a valle
della strada consolare Valeria: il nuovo tracciato
passerà dal centro di Giarre trasformando il piccolo
villaggio nel grande emporio della Contea e in stazione
di transito tra Catania e Messina. I mascalesi
vorrebbero ricostruire la città più a valle ma la
presenza del terreno argilloso e i miasmi emanati dalla
palude del Fondachello fanno propendere per la
ricostruzione in situ: questa scelta segnerà il declino
del vecchio capoluogo.
♦
Un’altra conseguenza del sisma è la formazione, nei
pressi della palude del Fondachello, di un cono
argilloso di 3,6 metri di altezza. Ricomparirà nel 1795,
anno in cui comincerà ad eruttare materiale sino al
1832, per poi sprofondare definitivamente il 3 aprile
1847. Al riguardo, Silvio Boccone racconta che
“nella spiaggia di Mascari, due tiri di sasso
distante dal mare, e venti passi dal Lago di Mascari,
atteso che nel punto del Terremoto delli 11 gennaro
apparve una gran sorgente d’acqua, che pingeva in aria i
suoi spilloni 16 braccia, e seco vomitava creta di color
bianchiccio, arena, e terra di odor di zolfo, e a
misura, che ella andava seccando s’induriva: al presente
quella si fatta apertura si conserva, vomitando di tempo
in tempo acqua, e creta, ma non getta in alto spilloni,
come faceva nel principio”.
1697:
Il botanico palermitano Silvio Boccone, nella sua opera
“Museo di Fisica”, indica la palude di Fondachello come
il “lago di Mascali” e sostiene che vi si coltivi
anche il riso per l’abbondante disponibilità d’acqua.
1698:
Il primo beneficiale della chiesa di S.Agata sotto il
titolo di S.Isidoro è don Giuseppe Abate da Taormina. Il
Vescovo di Catania assegna alla nuova chiesa una rendita
di 16 onze annue per il suo mantenimento.
1699:
Il due giugno il Vescovo di Messina, mons. Migliaccio,
su richiesta degli abitanti di Giarre, dichiara
sacramentale la chiesa di S.Agata e di S.Isidoro con
diritto di avere un cappellano proprio: “ordiniamo
che la detta chiesa di S.Agata sotto il titolo di
S.Isidoro nella contrada delle Giarre, territorio di
cotesta terra di Mascali, sii sagramentale (…). Gran
pregiudizio sia stato per il passato il non essere la
detta chiesa sagramentale poiché per essere quel luogo
copioso di abitanti e la terra di Mascali lontana due
miglia e nel tempo d’inverno si attraversa il fiume,
molti fedeli hanno morto senza sagramento”. Il nuovo
tempio custodirà l'eucarestia e l'olio santo per le
unzioni. Si celebrano anche i primi battesimi: il
21.12.1699 il primo bambino a ricevere il sacramento a
Giarre è Tommaso Giuseppe Isidoro Licresti figlio di
Francesco e Nunzia Licresti, il padrino è Giuseppe
Grasso, la levatrice Maria Di Tommaso.
1700:
Il nuovo tracciato della strada consolare che prima
passava più ad ovest (S.Leonardello, S.Matteo, Macchia,
Tagliaborse e Mascali) attraversa Giarre. Viene così
costruita la Regia Trazzera de li Giarri, che assumerà
in seguito il nome della regina Maria Carolina d’Asburgo
Lorena (1752-1814), moglie del re Ferdinando IV. La
nuova arteria, con il passare degli anni, contribuirà a
rendere il quartiere delle Giarre Caput omnium
quartierorum. Nel territorio di Macchia si trova,
invece, la via del Bosco che attraversa il bosco dell
Cerrita: ai margini della strada, sugli argini del
torrente Macchia, sorge un primo gruppo di abitazioni e
di attività commerciali destinate al transito dei
viandanti.
♦
Nel “Trattato dei boschi dell’Etna”, Salvatore Scuderi
scrive che, all’inizio del XVIII secolo, “le campagne
di Mascali non altro alimentavano che boschi
impenetrabili, laddove oggidì [il 1828], sgombre
al tutto di boschi, son poste soltanto ad alberi da
frutto, o spezialmente a vigneti. Il bosco di Aci
occupava un tempo un terzo circa di tutta quella
estensione di paese che dalla base orientale dell’Etna
dilungasi sino al mare: ma al presente non rimangono di
esso che pochissimi vestigi presso il lido”. In questo
periodo, infatti, si fa più radicale il
disboscamento del territorio della Contea di Mascali
come leggiamo in Giuseppe Recupero: "sino al
principio del corrente secolo decimottavo tutta questa
gran costa e parte della pianura erano un folto
impenetrabile bosco, ovile di lupi e di ladroni o al più
non eravi che qualche mandria (...) ed appena un
pezzo di campagna, e de’ terreni convicini si coltivano
dalla gente di Mascali. Sicché, nel corso di
cinquant'anni si è reso colto e fruttifero un terreno
imboschito e alpestre".
♦
Gli agostiniani scalzi, provenienti da Valverde, fondano
una loro comunità a Giarre mentre i frati cappuccini,
provenienti da Acireale, si stabiliscono ad "Altarello
a quattro facci", piccolo borgo vicino Giarre.
♦
La chiesa di Macchia diviene sacramentale.
♦
Dopo una forte tempesta, un enorme cetaceo viene
rinvenuto dai pescatori sulla spiaggia di Mascali.
1705:
Nel “Portulano del mare Mediterraneo” del
Gorgoglione, vengono elencati gli approdi della Contea:
la Torre degli Archirafi, “il Riposto di Mascari,
dove si carica vino” e la Torre di S.Anna.
1709:
Il geografo Giuseppe Massa, nella sua opera “La
Sicilia in Prospettiva”, descrive le strutture
religiose site nella Contea: “Il Monasterio di
S.Maria della Vena nelle selve sopra Mascali, denominato
della Vena da un’abbondante vena d’acque, appartiene
pure al Monte Etna (…) Il Priorato di S.Venera tra
Mascali e Jaci la di cui prima fondatione resta coverta
sotto le tenebre dell’antichità. (…) Il priorato di
S.Andrea del Milo nel bosco di Mascali, eretto da
Giovanni di Aragona Duca d’Atene; quello dell’Annunciata
anche di Mascali”.
♦
Massa sostiene anche che a Riposto "gli antichi
paesani raccontano (...) havere per tradizione
che vi siano costruite anche galee"; la zona in
questione è Arzanà, forse l'odierna S.Anna. La presenza
di attività cantieristiche sul litorale della Contea è
confermata anche da un portolano stampato nell’anno: “Prendesi
da quella Torre [degli Archirafi] il cammino
verso occidente per due miglia di spiaggia scoverta ed
arenola per la quale scorrono varii rivoletti, facendo
foce nel mare, e sono il fonte della Galea, scarso
d’acqua, il ruscelletto di S.Giovanni: e dopo la quarta
parte di un miglio, quello del Iunco, e qui si vedono le
rovine di un antichissimo tempio hoggi appellato
l’anticaglia di S.Giovanni. Inoltrandosi più in là altri
mille passi si vede il seno, nominato Tarzanà, voce
corrotta di Arzanà e dicesi così per essere luogo dove
si fabbricano navilj, anzi gli antichi paesani
raccontano a Camilliano, il quale lo narra, havere per
tradizione, che qui vi siano costrutte anche galee.
Susseguentemente corre la spiaggia, o marina di Mascali,
piena di rena, e scoverta, che riceve il nome della
vicina città di Mascali, la quale le sta a cavaliere”.
1710:
Viene ricostruita la chiesa della Sacra Lettera di
Riposto. L'evento testimonia la presenza di una folta
comunità messinese nel casale, giacché una leggenda
giustifica la presenza del culto della Lettera a causa
del naufragio di un bastimento messinese dinanzi il
litorale di Riposto: l'icona della Madonna trasportata
sulla nave venne miracolosamente ritrovata intatta sulla
spiaggia dove sarebbe stata costruita la chiesa. L’atto
redatto dal notaio Sebastiano Gullì di Acireale per la
fondazione della chiesa la colloca nella contrada “dello
Riposto vecchio”, volendo così segnalare la recente
espansione del borgo.
1714:
Nella Contea vivono 3.537 persone mentre gli edifici
sono 853. In 20 anni la popolazione e le abitazioni
presenti a Mascali sono raddoppiate.
♦
Viene dedicata a S.Leonardo Abate la nuova chiesa
arcipretale di Mascali che sostituisce la vecchia Santa
Maria degli Angeli, già esistente nel XIV secolo e
probabilmente lesionata in seguito al terremoto del
1693.
♦
Si apre a Macchia una profonda fenditura nel terreno; al
riguardo Giuseppe Recupero racconta che "nella
contrada della Macchia, territorio di Mascali, (...) si
aprì una profondissima spaccatura, dalla quale esalò un
grave puzzore".
1715:
Il 9 agosto viene costituita la Fratellanza del
Santissimo Sacramento: è la confraternita più antica di
Giarre.
1717:
Il nuovo beneficiale della chiesa di S.Agata è don Paolo
Monteleone.
♦
L’Arciconfraternita del Santissimo Sacramento ottiene
l’autorizzazione per seppellire i propri defunti nelle
cripte della chiesa.
1718:
Nel dizionario geografico dei francesi Moreri e Bayle,
Mascali viene registrata, come nei tempi antichi, sotto
il nome di Mascari: “Mascari, villaggio della valle
del Demone in Sicilia. E’ ai piedi del monte Gibel, a
quattro leghe da Catania”.
1719:
Francesco Sidoti è il nuovo Vescovo di Catania.
1720:
Una carta geografica dell’austriaco Samuel Von Schmettau
raffigura anche Mascali ed i suoi borghi: oltre al
capoluogo della Contea, si individuano Annunciata, la
marina del Riposto, S.Anna, Giarri e Dagala
1721:
Il gesuita spagnolo Juan Alvaro Cienfuegos Villazon è
nominato Vescovo di Catania, assumendo, di
conseguenza, il titolo di conte di Mascali; rimarrà in
carica sino al 1725.
1725:
Il pittore Giovanni Tuccari di Castiglione (1657-1734)
realizza un quadro che raffigura la madonna della
Mercede; nel dipinto si nota una rappresentazione
dell’abitato di Giarre con la casa della Contea e la
chiesa di S.Agata.
♦
Il 23 febbraio inizia la costruzione della chiesa di
S.Giovanni Battista nell'omonimo borgo della Contea;
sarà completata nel 1747.
1726:
In luglio Alessandro Burgos, frate conventuale messinese
e professore di storia ecclesiastica all’Università di
Padova, viene nominato Vescovo di Catania. Partito dal
Veneto per ricoprire la carica, dopo una sosta a Messina
per ricevere gli onori della città, prosegue con due
legni per Catania, ma “presso Taormina una fiera
tempesta sparse su di essi gli orrori del naufragio;
chiusa ogni altra strada di salvezza fu dato libero il
corso, e sbalzati vennero sulle spiaggie di Mascali.
Debole di sua natura e poco sano, il Vescovo mancando di
forze si vide quasi oppresso dai mali di quel disastro.
In una sedia coverta alcuni pietosi marinai lo portarono
sulle spalle sino a Catania” dove morirà pochi
giorni dopo.
1727:
Il certosino spagnolo Riamundo Rubì è il nuovo
vescovo-conte di Mascali.
1729:
Pietro Galletti di San Cataldo è il nuovo vescovo-conte
di Mascali; terrà la sede sino al 1757.
1730:
A Milo viene ripristinata la chiesa di S.Andrea.
1735:
Una colata lavica minaccia Mascali.
1737:
La popolazione di Mascali ammonta a 2930 persone.
1739:
Don Vincenzo Mario è il nuovo beneficiale della chiesa
di S.Agata.
1741:
Giovanni Natoli Ruffo, Principe di Sperlinga, viene
nominato Duca D'Archirafi, borgo sito poco più a sud
dell'abitato di Riposto. Preso possesso di Torre, fa
costruire la chiesa ed il palazzo nobiliare e restaura
l’antica torre che, scriveva il Camilliani, “è molto
commoda ed atta alle rispondenze necessarie”, cioè
la difesa della costa dalle incursioni piratesche. La
torre d’Archirafi verrà distrutta successivamente al
1815 probabilmente da un terremoto o dal fenomeno della
subsidenza, ossia dello scivolamento del terreno verso
il mare. Lo stesso Duca avvia la costruzione di una
chiesa dedicata a Maria protettrice dei messinesi.
♦
A Macchia viene costituita la confraternita di Maria
Santissima della Provvidenza.
1743:
Il regio visitatore Gianangelo De Ciocchis compie, su
incarico del sovrano Carlo III, una ispezione fiscale
dei beni della Contea.
♦
La chiesa di Torre viene elevata a sacramentale.
♦
Per contrastare il diffondersi della peste, il Tribunale
del Real Patrimonio impone alle città marittime “la
vigilante custodia di tutta la riviera [della
Sicilia] per il contumace morbo della vicina
Calabria, coll’obbligo di mantenere così di notte, come
di giorno dupplicate le guardie colla contribuzione
delle Università mediterranee (…) per evitare quelle
disgrazie de’ bastimenti procedenti da quella Provincia
ancora infetta”. Ai giurati delle città interessate
– Mascali ha una estensione di 8 miglia – viene imposto
“di tempo in tempo impensatamente e nelle ore più
incongrue [di] visitare la riviera (…) ed
esaminando se in ogni mezzo miglio esiste tanto di
notte, quanto di giorno la sentinella, vi accerterete
del loro servigio, e della vigilanza, che usano le
guardie in un materia tanto grave”.
1745:
Viene costruita la chiesa delle Anime Purgati, sarà
chiusa al culto negli anni ’50 del XX secolo. Il 15
agosto si costituisce l'omonima confraternita: i
confrati si specializzeranno nell’imbalsamazione delle
salme.
♦
Il 21 agosto il Tribunale del Real Patrimonio di Sicilia
emana un decreto per la tutela dei castagni
plurisecolari dei Cento Cavalli e della Nave, entrambi
nel territorio di S.Alfio: è uno dei primi atti di
tutela ambientale in Sicilia.
1746:
Don Filippo Accetta è il nuovo beneficiale della chiesa
di Giarre.
1747:
Secondo la nuova numerazione generale, nella Contea di
Mascali dimorano 10.755 anime.
1750:
Il vescovo-conte stabilisce che, in caso di necessità
per la difesa del regno, Mascali debba fornire 500
pedoni comandati da un colonnello scelto tra i senatori
di Acireale.
1751:
Il Luogotenente Generale di Sicilia, Eustachio La
Viefuille, ordina la costruzione di una fortezza dinanzi
il molo di Riposto per proteggere la zona dalle
incursioni piratesche; verrà distrutta nel 1923 per
realizzare il lungomare. Le ragioni della costruzione
della torre si leggiono in di Blasi: “Fu quest’anno
molto funesto alla Sicilia, giacché, a parte dei
terremoti, che la molestarono, era inquietata dai
corsari barbareschi, che discacciati dai lidi delle
Spagne battevano il Mediterraneo e i nostri mari, e
recavano infiniti danni. Il nostro re, oltre di avere
mandate in corso le sue galee, per dar la caccia a
codesti ladri di mare, ordinò che si custodisse il
litorale, e principalmente dalla costa di mezzogiorno.
Il viceré fé visitare tutte le torri, risarcirle, e
provvederle di cannoni. Allora fu costrutta nella
spiaggia di Mascali una nuova torre, che dal nome del
viceré fu detta la torre Laviefuille, e furono date
altre utili provvidenze, per cui i corsari furono
impediti dal fare delle scorrerie”. Dai diari del Di
Marzo si evince che la torre preesistente era stata
abbattuta due volte dalle mareggiate: “una nuova
torre nella spiaggia di Mascali, in vece della già due
volte diroccata dal mare”. L’edifiazione sulla
spiaggia del Riposto è motivata dal fatto che era
“quello il terreno più fruttifero del Val Demone ed una
piaggia, ove ricorre farsi grossa estrazione dei generi,
che il regno produce“. Dai diari del Di Marzo si
evince anche una breve descrizione della spiaggia
ripostese: “osservati poco distanti molti magazzini
per comodo di ripostarsi i generi da estraersi, ed una
casa, dove i gabellieri ed esattori delli reali dazii
risiedono per la pingue esazione di circa 14 mila scudi
l'anno (..) perciò stimò essere questo il sito più
opportuno per la sicurtà della nuova torre, e più
adottato per garantire coll'artigliaria le convicine
abitazioni e magazzini”.
♦
Nell’aprile del 1752 viene avviata la costruzione del
sito: “in giorno di sabato, nel sito dove stati erano
discavati i fossi per li fondamenti della torre,
ritrovossi alzato dirimpetto all'oriente un tosello di
velluto ponzò, trinato d'oro, sotto il quale esposti vi
erano li ritratti dell'augusta regnante felice coppia,
di sotto a' quali quello vedeasi del principe
governante; e nel piano poi, ed alli due lati in tre
file squadronati vi stavano da circa mille uomini di
milizia urbana. Sotto il tosello, sopra di un tavolino
coperto di damasco, era posata un'urna di marmo con
dentro una lamina di vincisbech. Circa le ore dodici, la
mattina, venendo il Salomone in compagnia delli giurati,
officiali e capi ecclesiastici della città di Mascali,
arrivato che fu al luogo, dove innalzato era il tosello,
inchinati li ritratti esposti, prese l'urna di marmo, e
presentatala al capo ecclesiastico di Mascali, pregollo
di benedirla. Il che ritualmente fu fatto; e dopo
serrata l'urna, che legata stava ad un cordone di seta
ponzò, il Salomone istesso la lasciò cadere a poco a
poco sino al basso fondo del fosso, cavato in centro,
dove fabbricarsi dovea la torre. Gridando fra tanto tre
volte ad alta voce Viva il re, e facendo segno col
cappello, seguirono altrettante scariche di fucili di
tutta quella schierata milizia. Ciò fatto, subito gli
artefici, che stavano con i materiali pronti, alzarono
la fabbrica sino alla superficie del terreno (…)
Perfezionata la detta torre, sarà una delle più belle
del littorale di Sicilia. (…) Saran situati in questa
torre due buoni pezzi di artigliarla, fatti di nuovo
montare, con le armi nelle casse di S. M. e della città
di Mascali, a carico di chi resta il mantenimento,
mentre a spese del re è stata fabbricata la torre. La
guarnizione sarà di tre soldati e un caporale, i quali
nelle occorrenze faranno la chiamata, e saranno soccorsi
dalle milizie urbane della città di Mascali, che stanno
pronte a tale effetto” (Di Marzo).
♦
Il nuovo beneficiale di S.Agata è don Luciano Consoli.
1752:
Il Vescovo di Messina eleva Mascali a sede arcipretale:
il primo archipresbiter parrochus è Giovanni
Fichera.
1754:
Vertenza tra Acireale e Mascali sulle modalità di
elezione del capitano di giustizia di quest’ultima
università: Acireale pretende di godere del diritto di
eleggere una delle più alte cariche di Mascali tra i
propri cittadini in ragione dei privilegi ottenuti a
titolo oneroso e offre 4.000 scudi, pagabili in quattro
anni, per conservare il diritto. Mascali, al contrario,
vorrebbe affrancarsi definitivamente da Acireale. Al
riguardo, il Tribunale del Real Patrimonio concede a
Mascali il privilegio che l’elezione “si faccia per
scrutinio de’ proprj naturali, senza che si conferiscano
questi impieghi a soggetti forastieri e proibisce
espressamente a’ Jacitani di non ingerirsi più
nell’avvenire in far scrutinio per qualunque ufficiale
di Mascali” e ordina che i Mascalesi si riuniscano
in consiglio pubblico per reperire 4.000 scudi da pagare
al Real erario entro cinque mesi, “senza aggravio dei
poveri”.
♦
Una violenta grandinata causa ingenti danni alle
colture.
1755:
Mascali è coperta dalla cenere lavica: “A ore 24
incominciò una pioggia di piccole pietre, ma spessa e
continua, essendo la grossezza di ciascheduna in circa
tre once. Questa dura grandine si scaricò intorno a
tutto il Mongibello, arrivando alla città di Mascali e
territorj vicini, e campagne subiacenti, ponendo in
gran costernazione e paura tutta quella gente;
cagionando per altro più timore che danno. Durò questa
pioggia più d’un ora, con gran sbigottimento e clamore
di que’ popoli, poco avvezzi a vedere simili fenomeni,
ricoprendosi più che mai l’aria di tenebre e di orrore”
(Mecatti). The London Magazine pubblica una lettera
scritta dai Magistrati della città: "Mascali
12.03.1755. Sabato 9 marzo verso mezzogiorno, il Monte
Etna ha cominciato a sprigionare dalla sua bocca una
grande quantità di fiamme e fumo con un orribile rumore.
Alle quattro del pomeriggio dello stesso giorno, il
cielo si faceva completamente buio, e coperto di nuvole
nere, e alle sei una pioggia di pietre, ognuna delle
quale pesava circa ottanta grammi, ha cominciato a
cadere, non solo in tutta la città di Mascali, ma in
tutto il suo territorio. Questa pioggia ha continuato
sino a un quarto dopo le sette, in modo che per il buio
del cielo, la caduta delle pietre e le orribili
emissioni della montagna, il giorno del giudizio
sembrava ad alcuni essere prossimo. Dopo che la caduta
dei sassi era cessata, è seguita una pioggia di sabbia
nera, che continuò per tutto il resto della notte. Il
mattino seguente, che è stato lunedì, alle otto sgorgò
dal fondo della montagna un fiume di acqua che, nello
spazio di mezz'ora non solo allagò la terra che si trova
vicino alla collina, ma, una volta scorse le acque,
aveva livellato tutte le asperità e le disuguaglianze
della superficie e reso tutto una grande pianura di
sabbia. Un contadino che era presente ad un così strano
fenomeno, ha avuto la curiosità di toccare l'acqua ed ha
avuto scottate le punte delle sua dita. Le pietre e la
sabbia che restano dove è passata l'inondazione
dell'acqua, non differiscono in nulla dalle pietre e
dalla sabbia del mare ed hanno anche la salsedine.
Questo racconto, per quanto possa parere favoloso, è il
più esatto. Dopo che l'acqua era scorsa è sorta dalla
stessa apertura un piccolo torrente di fuoco che durò
per 24 ore. Martedì scorso a circa un miglio sotto a
tale apertura, si levò un altro fiume di fuoco che
avendo una larghezza di circa 400 metri, come un fiume
ha cominciato a straripare nei campi confinanti e di
fatto continua con il suo corso che si estende per circa
2 miglia e sembrava minacciare la città. Rimaniamo
quindi nella più grande paura e terrore, ed in continua
preghiera". Sul fenomeno, causato dallo scioglimento
della neve depositata sui crateri dell’Etna, il geografo
Francesco Ferrara esprimerà un duro giudizio: “Alcuni
villani portatisi a vedere la lava già estinta vollero o
per ignoranza, o per capriccio annunziare dei portenti
ritornando a Mascali. I Giurati del luogo, colpiti dal
racconto di così straordinari avvenimenti, ne diedero
avviso al Governo, ed al Vescovo (…). Non si diede
alcuna fede a credulità così puerili, ed a fatti tanto
inverosimili (…). Fu facile trovarvi l’opera di menti
volgari esaltate alla vista di circostanze le più
ordinarie, ma che male apprese producono bene sovente in
esse le idee più stravaganti”.
1757:
Salvatore Ventimiglia è l’ultimo vescovo-conte di
Mascali; nel corso dello stesso anno, la Contea passa
dall'amministrazione episcopale a quella regia per un
canone di 2.800 onze annue. Immediatamente i nuovi
proprietari ne rivendicano ai fittavoli ben 6.000 per
canoni arretrati: gli amministratori della Contea, per
recuperare la somma, inizieranno ad accrescere la
pressione fiscale sugli enfiteuti.
♦
Un medaglione d'argento con l'effige di S.Isidoro e la
scritta "per divozione di tutti li massari di Giarre"
costituisce la prima testimonianza storica del culto del
Santo.
♦
Nel “Lessico topografico”, l’abate Vito Amico scrive che
Giarre cresce a vista d’occhio per la felice posizione
topografica. Lo stesso abate scrive di Mascali: "Nome
plurale per avere vari municipi", “siede nei
declivi del Mongibello a circa due miglia dalla spiaggia
che ne prende il nome”; nel suo territorio "vedevansi
sette torri verso il suo circuito, delle quali perdurano
due sole e conosconsi le altre dalle vestigia".
Secondo l’abate, nella Contea sono attive le chiese di
S.Leonardo, S.Maria dell’Idria di Nunziata e cinque
chiese minori e “tra esse l’antichissima di S.Maria
degli Angeli, principale, un tempo, del paese”.
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La chiesa di Macchia viene dedicata alla Madonna della
Provvidenza.
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Nel mese di settembre si stabiliscono in città i padri
filippini, richiesti "da’ fanciulli e ragazzi della
città di Mascali, quartiere delle Giarre, che, per causa
di mala cultura, per mancanza di operai erano in
procinto di perire sì nelli vizi che nell'ingoranza”.
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Un violento temporale causa allagamenti ed alcuni
smottamenti nelle campagne.
1758:
La nave Emanuel, proveniente dalla città norvegese di
Aram, viene inviata da Palermo al caricaturo di Mascali
per imbarcare orzo diretto a Lisbona.
1761:
Il 20 febbraio il Vescovo di Messina autorizza, a spese
dei cittadini, la conversione di un magazzino in
edificio scolastico: i padri filippini vi insegneranno
umanità, retorica, grammatica e filosofia.
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La chiesa della S.Lettera di Riposto diviene
sacramentale; l’antica chiesetta attigua al nuovo tempio
viene adibita a sagrestia.
1762:
Viene completata la chiesa dell’Oratorio: costruita dai
padri Filippini, è la terza del borgo.