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Storia di Giarre e della Contea di Mascali

 

“Tra le varie istorie, io tengo ferma l’opinione che debbano preferirsi quelle che chiamansi storie civili e come tali trattano del diverso governo, delle leggi e dei costumi, dell’agricoltura e del commercio di mare e di terra, della popolazione e che additano inoltre quali scienze siansi professate, quali arti vi abbiano fiorito, e quali uomini si siano resi famosi in queste e in quelle”.

Giovanni Evangelista di Blasi, 1811

 
 

 

 

     
     

La città bicentenaria


Il 15 maggio 2015 Giarre ha celebrato il secondo centenario dell’autonomia municipale.

Correva, infatti, tanto felicemente l’anno di grazia 1815 quando i Giarresi, approfittando dell’incertezza istituzionale seguita allo scioglimento del parlamento, riuscivano ad ottenere l’assenso regio per la separazione da Mascali. Le lotte giarresi erano invero cominciate nel 1763 quando il piccolo ed irriverente casale, avendo superato per popolazione e commerci il vecchio capoluogo, aveva iniziato a spogliarlo dei privilegi e delle cariche.

Il borgo delle Giarre, sorto con probabilità nel XV secolo, come asseverato da lapidi e sepolture recentemente rinvenute, era fiorito per la fortunata intuizione del Vescovo Caracciolo il quale, convocati i mascalesi in Santa Maria degli Angeli, li aveva arricchiti con le terre ubertose della sua Contea, accattivandosi anche le acute lodi del visconte di Tocqueville. In pochi lustri, i coloni, moltiplicandosi nel numero e nelle dovizie, avevano trasformato il bosco vecchio di Mascali – ovile di lupi e di ladroni, antro oscuro delle tremende insidie banditesche, delle leggende arabo-normanne e del mito greco di Callipoli – in un fondo redditizio. Qui non siamo più nel deserto della Sicilia meridionale, annota il conte francese du Tyrac, le messi, dappertutto abbondanti su un suolo così fertile, non necessitano di sorveglianza, né di lavoro per farle crescere. Il merito di tutto ciò è del generoso e un po’ birbante Mongibello, come arguisce Francesco Gandini: a Giarre tutto si produce a profusione, da qui potrebbero colare due perenni fiumi di vino generoso e di olio, opera di quel vulcano che le domina con la cima fumante, come fosse superbo di averle prodotte.

Il terremoto del 1693 ed il rifacimento più a valle della strada consolare avevano, poi, trasformato Le Giarre dal piccolo e  sperduto borgo di campagna nel centro strategico della Contea.  Anni dopo, le nuove strade, la vicinanza del mare e soprattutto la fecondità delle campagne, portavano, osserva ancora du Tyrac, anche l’agio e i benefici dell’istruzione e la storia di Giarre diviene presto storia civile, fatta di sindaci e arcipreti, di capitani industriosi e trafficanti di vini e di derrate che rivaleggiano tra loro progettando grandi opere: una nuova immensa chiesa, una piazza veramente degna del barone Haussmann, acquedotti e nuove strade dritte e lastricate.

Anche Riposto, sorella e compagna d’avventura, si trasforma: era un semplice luogo di carico appartenente a Mascali – osserva il capitano della marina britannica William Smyth – con una torre circondata solo da poche capanne di canne per i  lavoratori, ma in seguito, grazie all’industria di pochi individui, la sua popolazione è arricchita in modo tale da rivaleggiare con il centro principale al quale rifiuta ogni ulteriore fedeltà. E presto anche il borgo amico chiede e ottiene l’indipendenza, ma sempre attraversando in solidale fratellanza i secoli e le rivoluzioni, le guerre e le annessioni.

Cosa è diventata Giarre dopo 200 anni di fortunata autonomia e 2.700 anni dal mistero di Callipoli? Forse una città incompiuta, ma non è lo scopo di queste pagine sindacare le scelte e processare le intenzioni. Questa cronologia, scandagliando il pozzo storiografico, vuole, in fondo, ripercorrere la storia giarrese, per dirla alla Di Blasi, dai tempi oscuri e favolosi dei suoi primi abitatori sino ai presenti, raccontando i grandi eventi ma anche la cronaca minuta, i costumi e gli usi dei predecessori perché anche noi, come loro, apparteniamo allo stesso interminabile mosaico.

 

Indice
In Principio era Callipoli (725 a.C.-100 a.C.)

“La medesima strada, da parte di oriente, conduce ad una vecchia torre, che rappresenta l’antico carcere di quel Comune. Questa Torre, con altre simili, di cui se ne osservano le vestigia, le quali come rivelasi dalla natura delle fabbriche, mi fecero stabilire, essere costrutta Gotica”.

Vincenzo Maria Russo, 1815

"Adorna di lunghe e larghe strade e di belli edifizii e doviziosa di tutto il necessario agli usi ed agiatezze ancor del vivere sociale, si rende nella stagione autunnale il delizioso soggiorno di numerosi villeggianti".

Carmelo Sciuto-Patti, 1865

 

Mascali la vetere (593-1537)
La Contea di Mascali (1540-1677)
Surgiri in gran città vidu li Giarri (1680-1762)
In Lotta per l’autonomia (1763-1814)
Caput omnium quartierorum (1815-1822)
Il Santo e l’Arciprete (1823-1840)
Autonomisti e Rivoluzionari (1841-1859)
In Italia (1860-1873)
Fra Democrazia e Anarchia (1874-1889)
Industrie e progressi (1890-1910)
Gli ultimi giorni di Mascali (1911-1937)
Ionia e il dopoguerra (1938-1969)
Una città incompiuta (1970-oggi)  
Bibliografia
 
   
 
 

 

 
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