1763:
La popolazione di Giarre supera quella del capoluogo
Mascali. Nel Decurionato cominciano a prevalere i
giurati di origine giarrese: questi delibereranno, negli
anni seguenti, la costruzione di numerose opere
pubbliche nel nuovo quartiere.
1765:
Il bilancio della Contea ammonta a 13.277 onze.
♦
A Giarre viene concesso di avere dei magistrati per
l’esercizio della giustizia: metà dei magistrati della
Comune saranno di Mascali e Nunziata, l’altra metà di
Giarre e dei suoi quartieri.
♦
Nella relazione del regio commissario generale, barone
Cagnone, leggiamo un severo giudizio sull'insalubrità
dell'ambiente nei pressi della palude del Fondachello: "In
Mascali non sarà nessuno dei forestieri ad andarvi per
il giusto timore della malignità dell'aere, in verità
pericolosissimo per la troppa vicinanza della spaziosa e
ben lunga palude, qual che chi non è avvezzo,
sicuramente si metterebbe a rischio di perdervi la
salute e di sacrificarvi la vita"; sullo stesso
argomento si esprime anche l'abate Amico sostenendo che
a Fondachello "nella state riesce l'aria insalubre".
Per la presenza della palude, afferma il Gemmellaro,
questi luoghi “si osservano sgombri di abitazioni che
la fertilità del suolo avrebbe senza di ciò richiamato”.
Il Recupero, invece, nella “Storia naturale e generale
dell’Etna”, proporrà la conversione della palude in un
porto-canale: “Tutta la piana di Mascali è un terreno
unito posto quasi a livello dell’istesso mare, e va
dolcemente sollevandosi per un declivio pressocchè
insensibile. La parte più bassa chiamasi volgarmente l’Azanetto
per una palude formata lungo la spiaggia. Le acque che
formano il lago, nel quale mi dicono, che sgorgano
alcune fontane che lo rendono perenne, giacchè si
scarica esso continuamente nel mare. Io non so se questo
lago potrebbe convertirsi in un bellissimo e comodo
seno, quante volte desiccandosi venisse a profondarsi a
dovere, e rinforzarsi colle debite precauzioni, e
convertendo il canale del suo esito in una proporzionata
entrata. Ma simili imprese non potranno mai eseguirsi
senza il braccio forte del Sovrano. In questo lago
trovasi una selva folta di pioppi (…). Celebre si rese
questa contrada detta dell’Azanetto l’anno 1677,
allorchè accampatosi l’esercito francese, né perì
miseramente una gran parte, essendo stato infetto
dall’aria, e fu il restante obbligato a restituirsi in
Messina per abbandonare finalmente dell’intutto il
Regno. Ma a mio avviso incomparabilmente più celebre per
la sua prodigiosa fertilità. Le patate, gli orti, ed i
seminati danno un frutto così strabocchevole, che sembra
avere dell’incredibile. (…) L’aria calda della marina,
le piogge dolci, e le copiose brine contribuiscono a
rendere viepiù fecondi e pingui i terreni che altronde
lo sono per se stessi abbastanza”.
1768:
I giarresi avanzano la prima petizione per ottenere
l’autonomia da Mascali: sarà respinta.
♦
I mascalesi, intanto, invocano la chiusura delle scuole
del borgo ribelle. Il 12 febbraio il re di Napoli
interviene in favore di Giarre contro "l'astiosità
dei mascalesi (...) che vorrebbero distruggere le
scuole, volendo sacrificare tanti giovani che senza
d'esse rimarrebbero nelle tenebre dell'ignoranza e
marcirebbero nell'ozio": le scuole sono, per il
momento, salve.
1769:
Muore a Messina il duca d’Archirafi, Giovanni Natoli
Ruffo; non avendo eredi diretti, la ducea viene
trasmessa al nipote Francesco Moncada Natoli che, nel
1770, venderà il titolo a Placido Vanni Sitaiolo.
1770:
I giurati del Comune di Mascali deliberano la
costruzione di una strada che unisca i centri di Giarre
e Riposto "pro beneficio et commodo pubblici".
♦
La produzione di vino nella Contea raggiunge le 500.000
salme; la qualità del nerello mascalese viene esaltata
anche dai versi dell’abate Meli: “Cui disia di stari
alleghiru/ viva sempri vinu niuru/ vinu niuru natu in
Mascali".
1775:
Una richiesta, avanzata dagli abitanti di Macchia al
Vescovo di Messina per l'autentica di una reliquia di
S.Vito di Mazara, costituisce la prima testimonianza del
culto del martire in quel casale.
♦
Il due marzo, durante l’eruzione dell’Etna, Mascali e i
suoi borghi vengono coperti dalla cenere lavica.
1776:
L'abate fiorentino Domenico Sestini fornisce, in un suo
diario di viaggio, una curiosa etimologia del nome della
città di Giarre: “la città delle lave”.
1778:
La Regia Trazzera di Giarre è elevata al rango di via
Consolare.
♦
Lo storico francese Dominique Vivant Denon, nel corso
del suo viaggio in Sicilia, trascorre due giorni a
Giarre dove assume, come guida per le sue esplorazioni
dell’Etna, un giarrese “che era solito andare lassù a
raccogliere la neve utilizzata poi nella città”.
1782:
A S.Leonardello, estremo limite meridionale della
Contea, viene costruita una chiesa: sarà dedicata alla
Madonna della Libertà perché una leggenda racconta che
proprio in quel luogo un pastore riuscì a salvarsi dai
pirati saraceni invocando l’aiuto della Madonna.
1783:
E’ percepito anche a Mascali il violento terremoto che
il 5 febbraio distrugge Messina.
♦
Nel corso del medesimo anno, Giarre e Mascali sono
coperte di cenere e lapilli vulcanici.
1784:
Avviati i lavori per la costruzione della "via Nuova"
(oggi Corso Italia), tracciato alternativo e più agevole
nel collegare il centro di Giarre con il caricatore di
Riposto rispetto alla "via Vecchia", il Lavinaio
Fornaciari (oggi Corso Matteotti); la nuova arteria sarà
lunga 1.800 metri e larga 11. Un ponte mobile in ferro
consentirà l'attraversamento del rio Canalai, posto tra
i due abitati; qui sorgerà il nuovo quartiere del Ponte,
corrispondente all'attuale piazza S.Francesco.
♦
In aprile un violento nubifragio colpisce la costa
orientale della Sicilia: la marineria di Mascali subisce
ingenti danni.
1785:
Giarre viene censita nel
dizionario del Pasqualino sotto la voce “Giarri,
terra di Sicilia”.
1787:
Tra il 6 ed il 7 maggio, il poeta tedesco Wolfgang
Goethe attraversa le strade della Contea nel corso del
suo celeberrimo viaggio in Sicilia.
♦
Il 18 luglio una pioggia di cenere ricopre i casali
della Contea; alle 3 e 30 del mattino si leva dall'Etna
una immensa colonna di fumo. Al riguardo, Giovanni
Evangelista di Blasi racconta che "le campagne di
Mascali restarono coperte di ceneri". Anche
Francesco Ferrara descrive l’eruzione: “durante il
tempo di tante sciagure, e nel mentre che il suolo di
Messina, e della vicina Calabria era così
incessantemente agitato, l’Etna fu tanto assopito che ne
meno mostrò il suo fumo giornaliero sul cratere. Quando
poi parve che si fosse estinta la forza delle scosse, e
che la Natura volesse riposarsi dopo la metà di giugno
1787, fecero rivedersi i fenomeni che annunziano una
vicina eruzione: globi enormi di fumo nero, di ceneri e
di arene, tuoni e muggiti nelle interne cavità.
All’entrare di luglio la lava si versò a fiumi dal
cratere. Il dì 18 l’incendio acquistò forza e vigore
terribile. Nuvoloni immensi di fumo nero, di ceneri, di
arene e di scorie infuocate in masse spaventevoli
formarono una pioggia sassosa che per molti giorni rese
inaccessibili i contorni del Volcano; le campagne ne
furono saccheggiate e a Mascali di molti alberi non ne
restò che il solo tronco”. Michele Torcia
sottolinea, invece, i danni causati dalle “arene a
guisa di pioggia o piuttosto di sottilissima gragnuola”
alle “vinifere campagne di Mascali” che “ne
furono coperte di un palmo”.
♦
L'accresciuta pressione fiscale porta le entrate della
Contea a 31.525 onze.
1788:
Jean Levesque de Burigny compendia la storia
economico-politica della Contea di Mascali: “Dal Re
Ruggiero fu fatto Conte di Mascali il Vescovo di
Catania, che ancor la governa, senza però che ne scelga
gli ufficiali, de' quali la elezione spetta al
Protonotaro del Regno ed agli altri regj ministri. Nella
sua campagna aggradevolissima si produce tutto ciò ch'è
vantaggioso alla vita e segnatamente il vino in gran
copia, di cui si fa un gran commercio co' forestieri, da
essi tenuto in molta stima. L'industria e la coltura ne
sono commendabilissime".
1791:
Gli amministratori della Contea sostituiscono l'esazione
delle decime percentuali con un canone annuo fisso pari
a dodici tarì per fondo.
♦
Tommaso Gargallo celebra, in una memoria siracusana, “i
neri di Mascali” che “estraggonsi con
interessante vantaggio”.
1792:
Nel periodo compreso tra i mesi di maggio e luglio, una
eruzione dell'Etna minaccia Giarre: nella notte del 9
luglio gli abitanti organizzano una solenne processione
alla luce delle fiaccole per invocare l'aiuto divino
contro la furia del vulcano.
1793:
I mascalesi offrono al re 2000 onze in cambio della
rinuncia alla restituzione delle terre occupate senza
licenza.
♦
Il Municipio di Mascali presenta una istanza al sovrano
per celebrare, nel quartiere delle Giarre, una festa per
il santo patrono ed una fiera franca di almeno tre
giorni; la domanda viene rigettata dal Re di Napoli per
tutelare il diritto di Acireale a non avere, nei paesi
vicini, analoghe fiere concorrenti nei mesi che
precedono e seguono la festa di S.Venera.
1794:
Dopo l’emanazione di un Regio decreto per la costruzione
di una chiesa dedicata al culto di S.Isidoro Agricola e
di S.Agata, il 16 novembre iniziano i lavori della
fabbrica con la cerimonia della posa della prima pietra
benedetta dall'arciprete di Mascali monsignor Giovanni
Suriano. Il nuovo tempio, di sproporzionata grandezza
rispetto alla popolazione dell'epoca, sorgerà alle
spalle della vecchia chiesa di S.Agata.
1795:
Per tre mesi, un singolare fenomeno vulcanico si
manifesta nei pressi della palude di Fondachello: “In
una notte del mese di dicembre il suolo della gurna di
Fondachello e della vicina contrada forte e
replicatamente scoteasi, ed uno strepito sotterraneo
udivasi a quando a quando: le scosse interrottamente
durarono per tutta la notte, al far del giorno si vide
all’estremità sud est della palude e fuori dal terreno
occupato dalle acque innalzarsi a guisa d’una colonna
d’acqua argillosa, la quale sospinta sino all’altezza di
sei in sette metri ricadea per la sua gravità, ed era
seguita da una nuova alzata. Questa grande attività del
vulcano non andò molto a lungo: di giorno in giorno la
sua forza impulsiva veniva minorando, ed alla fine del
terzo mese, od in quel torno, si ridusse a tale, che
l’argilla fangosa non ea più sospinta in alto, ma
semplicemente vomitata agli orli dell’imbuto del
cratere. Accostandosi a questo, udivasi un gorgogliare
interrotto, cagionato dallo sprigionamento delle
sostanze gassose. (…) I villici di quella contrada,
allorchè l’argilla acquistò tal densità, da permettere
d’ascendere sui finachi del collicello, vi si recavano
per raccogliervi il cloruro sodico che vi
cristallizzavano alla superficie, e che tornavan buono a
condire i loro cibi. Quest’argilla impiegasi a far
mattoni, tegole, ed ogni maniera di vasellame grossolana”
(Mercurio).
1796:
Si diffonde in città una epidemia di colera.
1798:
Gli abitanti della Contea sono 13.705.
♦
Il nuovo beneficiale della chiesa di S.Agata è don
Giacomo Quattorcchi.
1799:
Il geografo Francesco Sacco, nel suo “Dizionario
geografico del Regno di Sicilia”, conferma la preminenza
di Giarre tra i borghi della Contea, segnalando, tra
l’altro, la decadenza del vecchio capoluogo: "Mascali
è città demaniale nella valle di Dèmone, ed in Diocesi
di Messina, situata alle falde orientali del monte Etna
(...) questa ricca e popolata città vien divisa in
undici quartieri, i quali sono Mascali, Giarre, Riposto,
Archirafi, Dàgala, Milo, S. Alfio, Nunziata, S.
Giovanni, Tagliaborsa e Macchia (...) Il quartiere delle
giarre, situato in una perfetta pianura, e nella
distanza di un miglio dal mare, di due da Mascali, e di
diciotto da Catania (...) edificato da settant'anni in
qua, ha una chiesa sagramentale, un convento di
Agostiniani Scalzi, un Oratorio di San Filippo Neri, una
scuola pubblica di Belle Lettere, e di Scienze, una
bella strada diritta con degli edifici decentemente
ornati".
♦
A Giarre si registra una violenta grandinata.
1800:
Il 5 ottobre un legno mascalese, probabilmente salpato
dalla spiaggia del Riposto, è preda di una “galeotta
barbaresca” al largo delle coste siracusane. I
marinai si mettono in salvo calandosi su un battello.
♦
Il 25 ottobre il re Ferdinando di Borbone nega ancora
una volta l’autonomia a Giarre: “Sua Maestà vuole che
non sia fatta innovazione, e non siano attese le istanze
per lo smembramento dell’Università di Mascali,
promosso dalle Giarre, e da Riposto”.
1801:
I giarresi presentano al sovrano la seconda petizione
per ottenere l’autonomia da Mascali.
1802:
L’eruzione dell’Etna minaccia il borgo del Milo.
1803:
Giarre avanza la terza petizione per l’autonomia.
1805:
L’11 luglio un terremoto colpisce Fondo Macchia.
1806:
La popolazione della Contea ammonta a 14.639 anime.
1807:
La via Nuova, ampia carrozzabile di congiungimento tra
Giarre e Riposto, viene lastricata in pietra lavica.
♦
Il Tribunale del Real Patrimonio ordina una tassa di "grani
2 sul macinato" per finanziare la costruzione della
nuova chiesa di Giarre, i cui lavori sono stati più
volte interrotti per mancanza di fondi.
1808:
Nel quartiere di Riposto, iniziano i lavori per la
costruzione di una chiesa da dedicare a S. Pietro,
protettore dei pescatori.
♦
La chiesa di Giarre acquista un reliquiario d'argento a
forma di braccio umano con due spighe di grano tra le
dita: la teca conterrà un dente del Santo patrono.
♦
Lo scrittore elvetico Johann Heinrich Zschokke, in un
suo saggio sullo stato della criminalità nel Regno delle
Due Sicilie, annovera un efferato delitto avvenuto a
Giarre: un uomo violento, dedito al gioco e privo
d’impiego, non tollerando i continui rimproveri della
moglie, la uccide a pugnalate assieme ai suoi sette
figli, dandosi poi alla macchia. Zschokke osserva che “diverse
settimane sono trascorse dopo il delitto senza che
nessuno sapesse dove questi fosse nell’isola e si sono
rivolti nella zona di Palermo. Non è impossibile che
abbia attraversato liberamente [l’isola] perché
nuovi delitti soppiantano i vecchi e la lentezza della
polizia giudiziaria è proprio la ragione per cui tali
crimini stanno diventando sempre più audaci; ci sono
casi in cui il colpevole è facile da scoprire ma non vi
si riesce grazie alla volontà dei nobili che ne
assicurano la protezione”.
1809:
Un articolo dal titolo “Remarks on Malta and Sicily”,
pubblicato sulla rivista britannica The Jersey Magazine,
evidenzia il fenomeno del banditismo nei territori della
Contea.
♦
Il
27 marzo a Giarre si registra una forte scossa sismica.
1810:
Il geografo Francesco Ferrara in una sua pubblicazione
scrive che: "Avvicinandoci alle Giarre, tutto è
volcanico; le lave dell'Etna ivi scendono con varie
direzioni, s'incrociano e riempiono tutto il paese".
1811:
Per la prima volta, un giarrese viene eletto Capitano di
Giustizia di Mascali.
♦
Il Re di Napoli rigetta una nuova richiesta di Giarre
tesa ad ottenere l’autonomia comunale.
♦
In novembre una eruzione dell’Etna provoca forti tremori
del suolo; Francesco Ferrara annota che “In Mascali,
e in tutte le abitazioni ad oriente, ad ognuno di essi
la terra, e le loro case traballavano in guisa da far
terrore”.
1812:
Il consiglio civico viene trasferito da Mascali a
Giarre.
♦
L’aspra lotta tra i due casali tocca il suo culmine;
Giarre, che è ormai il centro più popoloso e ricco della
Contea, vuole strappare a Mascali anche la sua
principale fonte di reddito: la fiera franca che, da
tempo immemorabile, si tiene in occasione della festa di
S.Leonardo. I mascalesi, per contrastare le velleità
autonomistiche di Giarre, oltre alle vie legali, si
avvalgono anche dell’opera del poeta acese Venerando
Gangi. Il poemetto in versi “Il dialogo di Masclot,
Masclet e Maschelon” è un colloquio tra Masclot (Mascali)
ed i borghi fedeli di Masclet (Nunziata) e Maschelon
(Tagliaborse) contro il comportamento irriverente del
più giovane quartiere di Giarre: “Un subburgu di poc’anni/
ca facìa giarri di crita/ ppì lu situ fattu granni/ già
mi insidia la vita./ M’havi persu lu rispettu,/ si
usurpau li me finanzi,/e ppi farmi cchiù dispettu/ mi
spugghiau li me stanzi./ La mia raggia è già finuta:/ la
giustizia ora finiu,/ si Firnandu non m’ajiuta/
pinsiroggiu o fattu miu!”.
♦
Le leggi contro la feudalità emanate dal parlamento
siciliano aboliscono i pagamenti dei canoni enfiteutici,
ma gli amministratori della Contea continueranno ad
esigerli ugualmente.
♦
La nuova costituzione siciliana, approvata nell’anno,
introduce una nuova suddivisione amministrativa
dell’isola: ai tre storici valli di Noto, Mazara e
Demone succedono ventitre distretti: Giarre viene
assegnata a quello di Catania.
1813:
Mascali riesce, finalmente, a far chiudere tutte le
scuole di Giarre: riprenderanno l’attività con
l’autonomia della città.
1814:
Alle elezioni dei rappresentanti locali al parlamento
con voto su base censuaria, Giarre riesce ad eleggere un
proprio candidato, potendo disporre di 365 voti contro i
45 di Mascali: l'eletto, Michele Antonio Gentile,
pronuncerà, nel 1815, un durissimo discorso in
parlamento sulla legittimazione di Giarre nei confronti
del Comune di Mascali sostenendo che "Uniti a Mascali
sarebbe lo stesso che decretare la nostra rovina; quale
appoggio si può sperare da una piccolissima popolazione
di poveri confinata sopra una rupe, abituro più di
bestie che di uomini civilizzati; luogo d’un aere
pestilenziale che a momenti minaccia il suo fatale
sterminio? (…) Senza l’esistenza delle popolazioni di
Giarre e Riposto, il Comune di Mascali non sarebbe qual
è: i suoi abitanti rintanati tra le rocche, lontani
dalla marina e dalla linea del commercio sarebbero
restati selvaggi e poveri".
♦
Una raccolta di firme tra i capifamiglia dei 13 borghi
della Contea si trasforma in un plebiscito per Giarre.
♦
Il governatore di Messina, su richiesta del capitano di
giustizia di Mascali, un cittadino giarrese, destina 150
militari e 4 ufficiali alla città per consentire la
pacifica celebrazione della fiera di S.Leonardo che i
giarresi tengono nella loro città, legittimandone la
supremazia economico-politica. Su questi fatti, il poeta
catanese Domenico "Micio" Tempio compone un poema in
versi: "La fera in cuntrastu" (“sùrgiri in gran città
vidu li Giarri/ sta criscenti città, sedi e rizzettu/ di
tanti omini digni!”).
♦
I mascalesi, frattanto, preso atto che il centro della
vita politica, civile e sociale del Comune si sta
spostando verso Giarre, iniziano ad assecondare le
richieste giarresi per la separazione dei due centri,
come si legge in un drammatico discorso pronunciato da
Giacomo Mercurio nella "Risposta della città di Mascali
alla memoria presentata da quel magistrato municipale al
Parlamento del 1814-15": "Forse se non sarà disciolta
questa forzata ed odiosa società tra Mascali e Giarre;
forse se non sarà accordata la divisione di quest’ultimo
dalla prima, sarà questo la sorgente di fatali
conseguenze. Voi vedrete due popolazioni con le armi
alla mano accanite vicendevolmente disputarsi con la
vita i diritti e le pretensioni. (…) Nelle vostre
mani sta pronto e facile il rimedio. L'unico che si
offre alla vostra prudenza ed alla vostra giustizia è la
collettazione del nemico borgo e la di lui separazione
dalla città". Nella sua memoria, Mercurio fornisce
una breve descrizione della Mascali del 1814: “Vi
erano attorno della città di Mascali sette antiche
torri, che credonsi erette dai Saraceni. Esse furono lo
stemma della città. Oggi sono demolite e solo ne
esistono due quasi dell’intutto diroccate”.