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Storia di Giarre e della Contea di Mascali

 

In Lotta per l’autonomia

     
   

“Passammo verso le 10 del mattino in un borgo chiamato le Giarre (la città delle lave). Questo posto si trova sulla grande strada; il villaggio è diventato più gradevole e molto comodo quando i mascalesi, vedendo tutti i vantaggi del luogo, abbandonarono l’altro borgo chiamato Mascali”.

Domenico Sestini, 1776

 

     

1763: La popolazione di Giarre supera quella del capoluogo Mascali. Nel Decurionato cominciano a prevalere i giurati di origine giarrese: questi delibereranno, negli anni seguenti, la costruzione di numerose opere pubbliche nel nuovo quartiere.

1765: Il bilancio della Contea ammonta a 13.277 onze. A Giarre viene concesso di avere dei magistrati per l’esercizio della giustizia: metà dei magistrati della Comune saranno di Mascali e Nunziata, l’altra metà di Giarre e dei suoi quartieri. Nella relazione del regio commissario generale, barone Cagnone, leggiamo un severo giudizio sull'insalubrità dell'ambiente nei pressi della palude del Fondachello: "In Mascali non sarà nessuno dei forestieri ad andarvi per il giusto timore della malignità dell'aere, in verità pericolosissimo per la troppa vicinanza della spaziosa e ben lunga palude, qual che chi non è avvezzo, sicuramente si metterebbe a rischio di perdervi la salute e di sacrificarvi la vita"; sullo stesso argomento si esprime anche l'abate Amico sostenendo che a Fondachello "nella state riesce l'aria insalubre". Per la presenza della palude, afferma il Gemmellaro, questi luoghi “si osservano sgombri di abitazioni che la fertilità del suolo avrebbe senza di ciò richiamato”. Il Recupero, invece, nella “Storia naturale e generale dell’Etna”, proporrà la conversione della palude in un porto-canale: “Tutta la piana di Mascali è un terreno unito posto quasi a livello dell’istesso mare, e va dolcemente sollevandosi per un declivio pressocchè insensibile. La parte più bassa chiamasi volgarmente l’Azanetto per una palude formata lungo la spiaggia. Le acque che formano il lago, nel quale mi dicono, che sgorgano alcune fontane che lo rendono perenne, giacchè si scarica esso continuamente nel mare. Io non so se questo lago potrebbe convertirsi in un bellissimo e comodo seno, quante volte desiccandosi venisse a profondarsi a dovere, e rinforzarsi colle debite precauzioni, e convertendo il canale del suo esito in una proporzionata entrata. Ma simili imprese non potranno mai eseguirsi senza il braccio forte del Sovrano. In questo lago trovasi una selva folta di pioppi (…). Celebre si rese questa contrada detta dell’Azanetto l’anno 1677, allorchè accampatosi l’esercito francese, né perì miseramente una gran parte, essendo stato infetto dall’aria, e fu il restante obbligato a restituirsi in Messina per abbandonare finalmente dell’intutto il Regno. Ma a mio avviso incomparabilmente più celebre per la sua prodigiosa fertilità. Le patate, gli orti, ed i seminati danno un frutto così strabocchevole, che sembra avere dell’incredibile. (…) L’aria calda della marina, le piogge dolci, e le copiose brine contribuiscono a rendere viepiù fecondi e pingui i terreni che altronde lo sono per se stessi abbastanza”.

1768: I giarresi avanzano la prima petizione per ottenere l’autonomia da Mascali: sarà respinta. I mascalesi, intanto, invocano la chiusura delle scuole del borgo ribelle. Il 12 febbraio il re di Napoli interviene in favore di Giarre contro "l'astiosità dei mascalesi (...) che vorrebbero distruggere le scuole, volendo sacrificare tanti giovani che senza d'esse rimarrebbero nelle tenebre dell'ignoranza e marcirebbero nell'ozio": le scuole sono, per il momento, salve.

1769: Muore a Messina il duca d’Archirafi, Giovanni Natoli Ruffo; non avendo eredi diretti, la ducea viene trasmessa al nipote Francesco Moncada Natoli che, nel 1770, venderà il titolo a Placido Vanni Sitaiolo.

1770: I giurati del Comune di Mascali deliberano la costruzione di una strada che unisca i centri di Giarre e Riposto "pro beneficio et commodo pubblici". La produzione di vino nella Contea raggiunge le 500.000 salme; la qualità del nerello mascalese viene esaltata anche dai versi dell’abate Meli: “Cui disia di stari alleghiru/ viva sempri vinu niuru/ vinu niuru natu in Mascali".

1775: Una richiesta, avanzata dagli abitanti di Macchia al Vescovo di Messina per l'autentica di una reliquia di S.Vito di Mazara, costituisce la prima testimonianza del culto del martire in quel casale. Il due marzo, durante l’eruzione dell’Etna, Mascali e i suoi borghi vengono coperti dalla cenere lavica.

1776: L'abate fiorentino Domenico Sestini fornisce, in un suo diario di viaggio, una curiosa etimologia del nome della città di Giarre: “la città delle lave”.

1778: La Regia Trazzera di Giarre è elevata al rango di via Consolare. Lo storico francese Dominique Vivant Denon, nel corso del suo viaggio in Sicilia, trascorre due giorni a Giarre dove assume, come guida per le sue esplorazioni dell’Etna, un giarrese “che era solito andare lassù a raccogliere la neve utilizzata poi nella città”.

1782: A S.Leonardello, estremo limite meridionale della Contea, viene costruita una chiesa: sarà dedicata alla Madonna della Libertà perché una leggenda racconta che proprio in quel luogo un pastore riuscì a salvarsi dai pirati saraceni invocando l’aiuto della Madonna.

1783: E’ percepito anche a Mascali il violento terremoto che il 5 febbraio distrugge Messina. Nel corso del medesimo anno, Giarre e Mascali sono coperte di cenere e lapilli vulcanici.

1784: Avviati i lavori per la costruzione della "via Nuova" (oggi Corso Italia), tracciato alternativo e più agevole nel collegare il centro di Giarre con il caricatore di Riposto rispetto alla "via Vecchia", il Lavinaio Fornaciari (oggi Corso Matteotti); la nuova arteria sarà lunga 1.800 metri e larga 11. Un ponte mobile in ferro consentirà l'attraversamento del rio Canalai, posto tra i due abitati; qui sorgerà il nuovo quartiere del Ponte, corrispondente all'attuale piazza S.Francesco. In aprile un violento nubifragio colpisce la costa orientale della Sicilia: la marineria di Mascali subisce ingenti danni.

1785: Giarre viene censita nel dizionario del Pasqualino sotto la voce “Giarri, terra di Sicilia”.

1787: Tra il 6 ed il 7 maggio, il poeta tedesco Wolfgang Goethe attraversa le strade della Contea nel corso del suo celeberrimo viaggio in Sicilia. Il 18 luglio una pioggia di cenere ricopre i casali della Contea; alle 3 e 30 del mattino si leva dall'Etna una immensa colonna di fumo. Al riguardo, Giovanni Evangelista di Blasi racconta che "le campagne di Mascali restarono coperte di ceneri". Anche Francesco Ferrara descrive l’eruzione: “durante il tempo di tante sciagure, e nel mentre che il suolo di Messina, e della vicina Calabria era così incessantemente agitato, l’Etna fu tanto assopito che ne meno mostrò il suo fumo giornaliero sul cratere. Quando poi parve che si fosse estinta la forza delle scosse, e che la Natura volesse riposarsi dopo la metà di giugno 1787, fecero rivedersi i fenomeni che annunziano una vicina eruzione: globi enormi di fumo nero, di ceneri e di arene, tuoni e muggiti nelle interne cavità. All’entrare di luglio la lava si versò a fiumi dal cratere. Il dì 18 l’incendio acquistò forza e vigore terribile. Nuvoloni immensi di fumo nero, di ceneri, di arene e di scorie infuocate in masse spaventevoli formarono una pioggia sassosa che per molti giorni rese inaccessibili i contorni del Volcano; le campagne ne furono saccheggiate e a Mascali di molti alberi non ne restò che il solo tronco”. Michele Torcia sottolinea, invece, i danni causati dalle “arene a guisa di pioggia o piuttosto di sottilissima gragnuola” alle “vinifere campagne di Mascali” che “ne furono coperte di un palmo”. L'accresciuta pressione fiscale porta le entrate della Contea a 31.525 onze.

1788: Jean Levesque de Burigny compendia la storia economico-politica della Contea di Mascali: “Dal Re Ruggiero fu fatto Conte di Mascali il Vescovo di Catania, che ancor la governa, senza però che ne scelga gli ufficiali, de' quali la elezione spetta al Protonotaro del Regno ed agli altri regj ministri. Nella sua campagna aggradevolissima si produce tutto ciò ch'è vantaggioso alla vita e segnatamente il vino in gran copia, di cui si fa un gran commercio co' forestieri, da essi tenuto in molta stima. L'industria e la coltura ne sono commendabilissime".

1791: Gli amministratori della Contea sostituiscono l'esazione delle decime percentuali con un canone annuo fisso pari a dodici tarì per fondo. Tommaso Gargallo celebra, in una memoria siracusana, “i neri di Mascali” che “estraggonsi con interessante vantaggio”.

1792: Nel periodo compreso tra i mesi di maggio e luglio, una eruzione dell'Etna minaccia Giarre: nella notte del 9 luglio gli abitanti organizzano una solenne processione alla luce delle fiaccole per invocare l'aiuto divino contro la furia del vulcano.

1793: I mascalesi offrono al re 2000 onze in cambio della rinuncia alla restituzione delle terre occupate senza licenza. Il Municipio di Mascali presenta una istanza al sovrano per celebrare, nel quartiere delle Giarre, una festa per il santo patrono ed una fiera franca di almeno tre giorni; la domanda viene rigettata dal Re di Napoli per tutelare il diritto di Acireale a non avere, nei paesi vicini, analoghe fiere concorrenti nei mesi che precedono e seguono la festa di S.Venera.

1794: Dopo l’emanazione di un Regio decreto per la costruzione di una chiesa dedicata al culto di S.Isidoro Agricola e di S.Agata, il 16 novembre iniziano i lavori della fabbrica con la cerimonia della posa della prima pietra benedetta dall'arciprete di Mascali monsignor Giovanni Suriano. Il nuovo tempio, di sproporzionata grandezza rispetto alla popolazione dell'epoca, sorgerà alle spalle della vecchia chiesa di S.Agata.

1795: Per tre mesi, un singolare fenomeno vulcanico si manifesta nei pressi della palude di Fondachello: “In una notte del mese di dicembre il suolo della gurna di Fondachello e della vicina contrada forte e replicatamente scoteasi, ed uno strepito sotterraneo udivasi a quando a quando: le scosse interrottamente durarono per tutta la notte, al far del giorno si vide all’estremità sud est della palude e fuori dal terreno occupato dalle acque innalzarsi a guisa d’una colonna d’acqua argillosa, la quale sospinta sino all’altezza di sei in sette metri ricadea per la sua gravità, ed era seguita da una nuova alzata. Questa grande attività del vulcano non andò molto a lungo: di giorno in giorno la sua forza impulsiva veniva minorando, ed alla fine del terzo mese, od in quel torno, si ridusse a tale, che l’argilla fangosa non ea più sospinta in alto, ma semplicemente vomitata agli orli dell’imbuto del cratere. Accostandosi a questo, udivasi un gorgogliare interrotto, cagionato dallo sprigionamento delle sostanze gassose. (…) I villici di quella contrada, allorchè l’argilla acquistò tal densità, da permettere d’ascendere sui finachi del collicello, vi si recavano per raccogliervi il cloruro sodico che vi cristallizzavano alla superficie, e che tornavan buono a condire i loro cibi. Quest’argilla impiegasi a far mattoni, tegole, ed ogni maniera di vasellame grossolana” (Mercurio).

1796: Si diffonde in città una epidemia di colera.

1798: Gli abitanti della Contea sono 13.705. Il nuovo beneficiale della chiesa di S.Agata è don Giacomo Quattorcchi.

1799: Il geografo Francesco Sacco, nel suo “Dizionario geografico del Regno di Sicilia”, conferma la preminenza di Giarre tra i borghi della Contea, segnalando, tra l’altro, la decadenza del vecchio capoluogo: "Mascali è città demaniale nella valle di Dèmone, ed in Diocesi di Messina, situata alle falde orientali del monte Etna (...) questa ricca e popolata città vien divisa in undici quartieri, i quali sono Mascali, Giarre, Riposto, Archirafi, Dàgala, Milo, S. Alfio, Nunziata, S. Giovanni, Tagliaborsa e Macchia (...) Il quartiere delle giarre, situato in una perfetta pianura, e nella distanza di un miglio dal mare, di due da Mascali, e di diciotto da Catania (...) edificato da settant'anni in qua, ha una chiesa sagramentale, un convento di Agostiniani Scalzi, un Oratorio di San Filippo Neri, una scuola pubblica di Belle Lettere, e di Scienze, una bella strada diritta con degli edifici decentemente ornati".   A Giarre si registra una violenta grandinata.

1800: Il 5 ottobre un legno mascalese, probabilmente salpato dalla spiaggia del Riposto, è preda di una “galeotta barbaresca” al largo delle coste siracusane. I marinai si mettono in salvo calandosi su un battello. Il 25 ottobre il re Ferdinando di Borbone nega ancora una volta l’autonomia a Giarre: “Sua Maestà vuole che non sia fatta innovazione, e non siano attese le istanze per lo smembramento dell’Università di  Mascali, promosso dalle Giarre, e da Riposto”.

1801: I giarresi presentano al sovrano la seconda petizione per ottenere l’autonomia da Mascali.

1802: L’eruzione dell’Etna minaccia il borgo del Milo.

1803: Giarre avanza la terza petizione per l’autonomia.

1805: L’11 luglio un terremoto colpisce Fondo Macchia.

1806: La popolazione della Contea ammonta a 14.639 anime.

1807: La via Nuova, ampia carrozzabile di congiungimento tra Giarre e Riposto, viene lastricata in pietra lavica. Il Tribunale del Real Patrimonio ordina una tassa di "grani 2 sul macinato" per finanziare la costruzione della nuova chiesa di Giarre, i cui lavori sono stati più volte interrotti per mancanza di fondi.

1808: Nel quartiere di Riposto, iniziano i lavori per la costruzione di una chiesa da dedicare a S. Pietro, protettore dei pescatori. La chiesa di Giarre acquista un reliquiario d'argento a forma di braccio umano con due spighe di grano tra le dita: la teca conterrà un dente del Santo patrono. Lo scrittore elvetico Johann Heinrich Zschokke, in un suo saggio sullo stato della criminalità nel Regno delle Due Sicilie, annovera un efferato delitto avvenuto a Giarre: un uomo violento, dedito al gioco e privo d’impiego, non tollerando i continui rimproveri della moglie, la uccide a pugnalate assieme ai suoi sette figli, dandosi poi alla macchia. Zschokke osserva che “diverse settimane sono trascorse dopo il delitto senza che nessuno sapesse dove questi fosse nell’isola e si sono rivolti nella zona di Palermo. Non è impossibile che abbia attraversato liberamente [l’isola] perché nuovi delitti soppiantano i vecchi e la lentezza della polizia giudiziaria è proprio la ragione per cui tali crimini stanno diventando sempre più audaci; ci sono casi in cui il colpevole è facile da scoprire ma non vi si riesce grazie alla volontà dei nobili che ne assicurano la protezione”.

1809: Un articolo dal titolo “Remarks on Malta and Sicily”, pubblicato sulla rivista britannica The Jersey Magazine, evidenzia il fenomeno del banditismo nei territori della Contea.  Il 27 marzo a Giarre si registra una forte scossa sismica.

1810: Il geografo Francesco Ferrara in una sua pubblicazione scrive che: "Avvicinandoci alle Giarre, tutto è volcanico; le lave dell'Etna ivi scendono con varie direzioni, s'incrociano e riempiono tutto il paese".

1811: Per la prima volta, un giarrese viene eletto Capitano di Giustizia di Mascali. Il Re di Napoli rigetta una nuova richiesta di Giarre tesa ad ottenere l’autonomia comunale. In novembre una eruzione dell’Etna provoca forti tremori del suolo; Francesco Ferrara annota che “In Mascali, e in tutte le abitazioni ad oriente, ad ognuno di essi la terra, e le loro case traballavano in guisa da far terrore”.

1812: Il consiglio civico viene trasferito da Mascali a Giarre. L’aspra lotta tra i due casali tocca il suo culmine; Giarre, che è ormai il centro più popoloso e ricco della Contea, vuole strappare a Mascali anche la sua principale fonte di reddito: la fiera franca che, da tempo immemorabile, si tiene in occasione della festa di S.Leonardo. I mascalesi, per contrastare le velleità autonomistiche di Giarre, oltre alle vie legali, si avvalgono anche dell’opera del poeta acese Venerando Gangi. Il poemetto in versi “Il dialogo di Masclot, Masclet e Maschelon”  è un colloquio tra Masclot (Mascali) ed i borghi fedeli di Masclet (Nunziata) e Maschelon (Tagliaborse) contro il comportamento irriverente del più giovane quartiere di Giarre: “Un subburgu di poc’anni/ ca facìa giarri di crita/ ppì lu situ fattu granni/ già mi insidia la vita./ M’havi persu lu rispettu,/ si usurpau li me finanzi,/e ppi farmi cchiù dispettu/ mi spugghiau li me stanzi./ La mia raggia è già finuta:/ la giustizia ora finiu,/ si Firnandu non m’ajiuta/ pinsiroggiu o fattu miu!”. Le leggi contro la feudalità emanate dal parlamento siciliano aboliscono i pagamenti dei canoni enfiteutici, ma gli amministratori della Contea continueranno ad esigerli ugualmente. La nuova costituzione siciliana, approvata nell’anno, introduce una nuova suddivisione amministrativa dell’isola: ai tre storici valli di Noto, Mazara e Demone succedono ventitre distretti: Giarre viene assegnata a quello di Catania.

1813: Mascali riesce, finalmente, a far chiudere tutte le scuole di Giarre: riprenderanno l’attività con l’autonomia della città.

1814: Alle elezioni dei rappresentanti locali al parlamento con voto su base censuaria, Giarre riesce ad eleggere un proprio candidato, potendo disporre di 365 voti contro i 45 di Mascali: l'eletto, Michele Antonio Gentile, pronuncerà, nel 1815, un durissimo discorso in parlamento sulla legittimazione di Giarre nei confronti del Comune di Mascali sostenendo che "Uniti a Mascali sarebbe lo stesso che decretare la nostra rovina; quale appoggio si può sperare da una piccolissima popolazione di poveri confinata sopra una rupe, abituro più di bestie che di uomini civilizzati; luogo d’un aere pestilenziale che a momenti minaccia il suo fatale sterminio? (…) Senza l’esistenza delle popolazioni di Giarre e Riposto, il Comune di Mascali non sarebbe qual è: i suoi abitanti rintanati tra le rocche, lontani dalla marina e dalla linea del commercio sarebbero restati selvaggi e poveri". Una raccolta di firme tra i capifamiglia dei 13 borghi della Contea si trasforma in un plebiscito per Giarre. Il governatore di Messina, su richiesta del capitano di giustizia di Mascali, un cittadino giarrese, destina 150 militari e 4 ufficiali alla città per consentire la pacifica celebrazione della fiera di S.Leonardo che i giarresi tengono nella loro città, legittimandone la supremazia economico-politica. Su questi fatti, il poeta catanese Domenico "Micio" Tempio compone un poema in versi: "La fera in cuntrastu" (“sùrgiri in gran città vidu li Giarri/ sta criscenti città, sedi e rizzettu/ di tanti omini digni!”). I mascalesi, frattanto, preso atto che il centro della vita politica, civile e sociale del Comune si sta spostando verso Giarre, iniziano ad assecondare le richieste giarresi per la separazione dei due centri, come si legge in un drammatico discorso pronunciato da Giacomo Mercurio nella "Risposta della città di Mascali alla memoria presentata da quel magistrato municipale al Parlamento del 1814-15": "Forse se non sarà disciolta questa forzata ed odiosa società tra Mascali e Giarre; forse se non sarà accordata la divisione di quest’ultimo dalla prima, sarà questo la sorgente di fatali conseguenze. Voi vedrete due popolazioni con le armi alla mano accanite vicendevolmente disputarsi con la vita i diritti e le pretensioni. (…) Nelle vostre mani sta pronto e facile il rimedio. L'unico che si offre alla vostra prudenza ed alla vostra giustizia è la collettazione del nemico borgo e la di lui separazione dalla città". Nella sua memoria, Mercurio fornisce una breve descrizione della Mascali del 1814: “Vi erano attorno della città di Mascali sette antiche torri, che credonsi erette dai Saraceni. Esse furono lo stemma della città. Oggi sono demolite e solo ne esistono due quasi dell’intutto diroccate”.

 

 
   
 
 

 

 
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